Giuseppe Patrono
- 1910-2008
Tipologia
- Fondo
Contenuto
- Il fondo contiene lettere scritte a Patrono da numerosi corrispondenti, minute di lettere di Patrono, testi manoscritti e dattiloscritti relativi agli articoli pubblicati su varie testate giornalistiche; testi di discorsi pubblici, corredati di manifesti; raccolte di articoli tratti da giornali e riviste su temi specifici di natura storica e politica, carteggio relativo all'intensa attività politico-culturale, carte di natura privata e corrispondenza familiare. Nel fondo si ritrova anche un carteggio appartenente ai genitori e familiari di Patrono, che lui ha voluto conservare.
Consistenza rilevata
- Consistenza (testo libero)
- 912 fascicoli, 425 fotografie, 16 cassette audio, 77 agende, 22 documenti diversi (il tutto condizionato in 59 scatole)
Storia istituzionale/Biografia
Giuseppe Patrono nasce a Brindisi il 25 agosto 1918 da Raffaele, all'epoca segretario particolare a Roma di Pietro Chimienti, sottosegretario al Ministero della guerra, e da Francesca Guadalupi, figlia di Tommaso.
Frequenta il Ginnasio-Liceo Marzolla a Brindisi.
Consegue la maturità nel 1938 e, nello stesso anno, accede alla Scuola Normale Superiore di Pisa, per frequentare la Facoltà di Lettere moderne.
Nel 1943 è chiamato alle armi nel 1° reggimento dei Granatieri di Sardegna. Fa il CAR a Civita Castellana, poi è trasferito a Roma nel 2° reggimento dei Granatieri nella caserma di Santa Croce in Gerusalemme.
Interrotti gli studi accademici a causa della guerra, non tornerà più alla Scuola Normale e non conseguirà mai la laurea.
A Roma entra a far parte del Partito d'azione, costituitosi clandestinamente il 4 giugno 1942 nell'abitazione romana di Federico Comandini. Dal settembre 1943 al giugno 1944 Patrono partecipa alla Resistenza, durante la quale stringe legami con molti oppositori del regime provenienti dall'area liberale e azionista, quali Ferruccio Parri, Riccardo Bauer, Vittorio Gabrieli, Ernesto Rossi, Aldo Garosci, Manlio Rossi Doria, Pilo Albertelli.
Dopo il 25 aprile 1945 rimane a Roma ancora nove mesi prima di fare ritorno a Brindisi per un breve periodo. Qui diventa segretario della Federazione provinciale, che ha sede in corso Umberto.
Candidato alla Costituente per il Partito d'azione nella circoscrizione di Lecce (Lecce, Brindisi, Taranto) nella lista n. 10 insieme ad altri sei candidati, Patrono tra Brindisi e Roma fa propaganda affinché il 2 giugno del 1946 si voti scegliendo la Repubblica. Alle elezioni del 2 giugno il Partito d'Azione ottiene solo l'1,45% dei voti, Patrono ottiene il maggior numero di voti nella lista (572 voti), ma non viene eletto. Rimane comunque attivo sul fronte azionista locale coltivando strettissimi rapporti con i gruppi di Molfetta e Bari, e in particolare con Tommaso Fiore e il figlio Vittore, Antonio Gadaleta, Vincenzo Calace, Gaetano Salvemini. Nello stesso periodo partecipa attivamente al Movimento federalista europeo. Collabora con diverse riviste fra cui «Il Mondo», «Il Ponte», «La freccia», «L'Italia socialista», «Risorgimento socialista», «Nuova Repubblica», «La città».
Nel 1947, con la scissione di Palazzo Barberini, dopo lunghi dibattiti per dissensi interni al Partito e dopo una serie di trattative tenute con i socialisti e i socialdemocratici, Riccardo Lombardi, segretario del comitato centrale, decide per la confluenza nel Partito Socialista Italiano e la conseguente cessazione del Partito. Anche Patrono decide di aderire PSI, intraprendendo con Piero Calamandrei e Tristano Codignola la battaglia per l'unificazione socialista.
Nel 1947 Patrono comincia la collaborazione con «L'Italia socialista», testata fondata da Aldo Garosci sulle ceneri della precedente testata azionista «L'Italia libera». Dagli articoli e dalle lettere emerge un sentimento di sconforto dopo l'esito delle elezioni dell'Assemblea costituente per il Partito d'Azione e dopo le decisioni di compagni come Riccardo Lombardi e Vittorio Foa di aderire al PSI nella corrente autonomista. Ma accanto a questo Patrono muove passi decisi per aderire a quella corrente che proponeva l'unità socialista. Infatti il partito Unione dei Socialisti (USI o UDS) viene fondato l'8 febbraio 1948, al quale aderirono anche gli ex azionisti Tristano Codignola e Piero Calamandrei. Il partito partecipa alle elezioni politiche dell'aprile 1948 nell'ambito della coalizione di Unità Socialista, insieme al PSLI, ottenendo complessivamente il 7%.
Nella primavera-estate 1949 si costituisce il Movimento di Unificazione socialista (MUS) dall'unione dei socialisti (UDS o USI) e dal gruppo di socialisti autonomisti usciti dal PSI guidati da Giuseppe Romita (Movimento Socialista Autonomista). Patrono è a Brindisi in questa fase politica decisiva per il partito; aderisce ai comitati organizzativi dell'UDS e stringe importanti rapporti epistolari con i compagni e amici di Roma (Aldo Garosci, Paolo Vittorelli, Ugo Guadalupi) con il gruppo di amici di Bari (Tommaso e Vittore Fiore, Michele Cifarelli), quello di Molfetta (Antonio Gadaleta, Cosmo Carabellese, Vincenzo Valente) e istituzionali con la Direzione e la Segreteria di Roma del Movimento dell'Unione dei socialisti.
Diventa punto di riferimento a livello locale tanto da ricevere lettere dai paesi limitrofi, ma anche da altre province, in cui si chiedono indicazioni su come aderire al movimento.
Nel dicembre del 1948 riceve da parte di Enzo Enriques Agnoletti, responsabile della redazione politica della rivista «Il Ponte», la proposta di collaborazione con un Notiziario meridionale sulla situazione relativa all'unificazione socialista a livello locale. Ma dal 1949 al 1950 Patrono scrive per «La freccia», testata giornalistica fondata da Antonio Rosario De Francesco. È un periodico a diffusione limitata ma De Francesco accetta la pubblicazione del primo articolo di Patrono, La libertà di far fuori, scritto dopo aver ascoltato a Brindisi un comizio del missino Giorgio Almirante contro la Repubblica, la democrazia, il Parlamento, l'antifascismo. (Sulla vicenda e più in generale sulla collaborazione di Patrono con il giornale «La freccia» si veda la tesi di laurea Una figura notabile del brindisino. Antonio Rosario De Francesco dal Partito democratico del Lavoro al P.L.I. di Silvana Protino, A.A. 1978-1979).
I primi mesi del '49 vedono Patrono impegnato sul fronte della partecipazione al congresso di unificazione socialista, tenutosi a Firenze tra il 4 e l'8 dicembre 1949. In questa sede nascerà il Partito socialista unitario (PSU) dove confluiranno tutte le correnti interne al PSI.
Il Movimento federalista europeo è un'organizzazione politica autonoma, indipendente dai partiti politici, fondata a Milano il 27-28 agosto 1943 da Altiero Spinelli e da alcuni altri antifascisti, tra i quali Ernesto Rossi. E' nel periodo della militanza nel Partito d'Azione che Patrono conosce Spinelli, che nel 1948 è segretario politico del Partito d'Azione Alta Italia. Nel 1949 viene costituita a Brindisi la sezione del MFE, fortemente voluta da Patrono, che ne assume l'incarico di segretario. Il 2 aprile 1950 Altiero Spinelli è a Brindisi per l'apertura ufficiale in Italia della campagna per la sottoscrizione della petizione per la creazione dello Stato Federale Europeo. Il lavoro per la petizione va avanti per diversi mesi, ottenendo in Puglia, alla data del 2 ottobre 1950, 32.605 voti, e con l'adesione di 26 consigli comunali, di 2 amministrazioni provinciali (Lecce e Taranto) e di 13 associazioni locali.
Il 17 e 18 settembre a Molfetta, presso il palazzo Cappelluti, e a Bari, presso la Sala convegni della Fiera del Levante, si tiene il primo congresso regionale del MFE, alla presenza di Altiero Spinelli. Ad ottobre Patrono entra a far parte del comitato direttivo regionale pugliese, che ha sede a Molfetta nello storico palazzo Cappelluti.
Il primo maggio 1951 dalla fusione del PSLI con PSU nasce il Partito socialista - Sezione italiana dell'Internazionale socialista (PS-SIIS), ribattezzato Partito socialista democratico italiano (PSDI) il 7 gennaio 1952. Il 9 agosto 1951 Patrono, insieme ai compagni Cesare Carcaterra, Giovanni Scanni, Enrico Morelli, Luigi Capone, Teodoro Taberini, R. Guadalupi, Francesco Leone, scrive una lettera alla sezione del PS-SIIS di Brindisi in cui ribadisce i motivi dell'adesione a questa forza socialista democratica "indipendente e moderna" come lui stesso la definisce. Ma da subito emergono dissidi interni e denunce rispetto alla politica di asservimento dei socialisti democratici alla DC, non rispettando gli accordi e le decisioni del congresso di Bologna (3-6 gennaio 1952). È in tale occasione che Patrono scrive l'articolo La politica dei ceri a S. Antonio e il congresso degli imbecilli, pubblicato su «La proporzionale» del settembre 1952. Termina così la breve esperienza di Patrono nel PSDI. Segue la direzione di Tristano Codignola, che nel dicembre1952, viene espulso dal PSDI per la sua opposizione alla cosiddetta "legge truffa" e successivamente dà vita ad Autonomia socialista.
Il primo febbraio 1953 tra i dissidenti del PSDI si costituisce a Vicenza il Movimento di autonomia socialista, del cui primo comitato centrale facevano parte, tra gli altri, Tristano Codignola, Aldo Garosci, Paolo Vittorelli, Beniamino Finocchiaro. Il 18 gennaio 1954 Patrono riceve dalla segreteria nazionale organizzativa del Movimento l'incarico di responsabile per la provincia di Brindisi. È in questo periodo che si fa più intensa la collaborazione di Patrono con il Movimento federalista europeo, coerentemente con la linea politica a livello centrale. Infatti, in una circolare riservata del 24 aprile 1954, Tristano Codignola ribadisce la volontà non solo di continuare a mantenere l'adesione al MFE, ma soprattutto di intensificare nello stesso l'attività degli aderenti al movimento autonomista, ritenendo l'organismo federalista un canale importante per l'affermazione delle proprie idee in una forma dialettica e critica.
Nell'aprile 1953 si costituisce, per impulso di Tristano Codignola, il movimento di Unità popolare, dove confluiscono Autonomia socialista, Unione di rinascita repubblicana e Giustizia e libertà. Patrono, insieme ai compagni autonomisti aderisce al movimento e comincia la sua collaborazione con «Nuova Repubblica», periodico che esprime le posizioni del movimento politico di Unità popolare. Il 10 aprile 1954 fa pubblicare su "Lettera agli amici di unità popolare" n. 8, un articolo sulla figura dell'onorevole Giuseppe Pella.
Nel novembre 1954 il comitato centrale elegge la direzione del movimento e quest'ultima il comitato esecutivo, formato, tra gli altri, da Tristano Codignola, Paolo Vittorelli, Ferruccio Parri. La sede di Brindisi del movimento invita Parri a presenziare il 19 dicembre, presso il Teatro Verdi, un incontro pubblico sul tema "Democrazia pre fascista, resistenza, democrazia post fascista".
Per le elezioni amministrative del 27 maggio 1956, Unità popolare decide di partecipare insieme al Partito socialista italiano e presenta i propri candidati nelle liste socialiste; nella lista n. 1 per il consiglio comunale di Brindisi compaiono i nomi di Luigi Capone, Cesare Carcaterra, Raffaele Fischetto, Fortunato Paloscia, Giuseppe Patrono, Norberto Rolandi, Carlo Stagira. Il PSI ottiene il 24,18% dei voti, secondo dopo la DC, con il 33,44%. Patrono viene eletto consigliere comunale. Ad ottobre, dopo i "fatti d'Ungheria", Pietro Nenni, segretario del PSI, denuncia il patto di unità d'azione con il Partito comunista italiano, evento che accelera notevolmente la confluenza di Unità popolare nel PSI, decisa ufficialmente nel convegno di Firenze del 29-30 giugno 1957 dove Paolo Vittorelli e Tristano Codignola si esprimono a favore di una confluenza immediata e senza condizioni nel PSI, mentre Parri e i suoi si dichiarano contrari. La piena confluenza si realizza il 27 ottobre 1957. Il comitato esecutivo di Unità popolare di Brindisi, formato da Patrono, Capone, Rolandi e Fischetto, il 18 luglio 1957 scrive una lettera alla direzione del PSI a Roma, alla federazione e alla sezione di Brindisi per avvalorare quella come l'unica possibilità per organizzare una alternativa valida alla DC.
Alle elezioni per la Camera dei deputati del 25-26 maggio 1958 Patrono è candidato con il PSI nella lista n. 6 per la circoscrizione di Lecce, Brindisi, Taranto. Il PSI ottiene il 14,23%, dopo la DC e il PCI. Non viene eletto.
In questi anni di militanza nel PSI Patrono riceve dalla direzione centrale l'incarico di occuparsi della sezione Stampa e propaganda. Il 7 agosto invitato dalla sezione del PSI di Colorno, tiene un comizio pubblico al 1° Festival dell'Avanti! della bassa parmense.
Con decreto del Presidente della Repubblica del 9 maggio 1959, avviene lo scioglimento del consiglio comunale di Brindisi.
Nel 1960 Patrono collabora con l'Ufficio nazionale stampa e propaganda del PSI.
Alle elezioni amministrative del 1960 Patrono viene rieletto come consigliere per il PSI e affronta pubblicamente nelle piazze cittadine i temi più pressanti sia d’ordine locale che nazionale.
Il risultato delle elezioni porta la DC a Brindisi ad aprire le porte ai socialisti, ma il centro-sinistra non ha avuto Patrono tra i protagonisti, anzi è stato annoverato tra i più tenaci oppositori a causa della progressiva degradazione del PSI. Tant'è che di lì a poco la sua incompatibilità col Partito si accentua a tal punto che si determinano le condizioni per l'abbandono dello stesso. Nel 1966 viene espulso dal PSI e partecipa all'esperimento Parri della Sinistra Indipendente.
Uscito dal PSI, si intensificano i rapporti con il partito comunista, nelle cui liste è stato candidato due volte, nel '68 al Senato, per il collegio di Brindisi, in occasione delle consultazioni politiche generali, e nel '70 al Comune di Brindisi, come capolista della lista n. 1. Patrono spiega la sua partecipazione alle battaglie elettorali del PCI con la necessità di determinare l'unità delle sinistre per creare un'alternativa alla DC. Ma, giunto in consiglio comunale, si determina subito una frattura fra lui e i compagni comunisti, proprio quando questi, in nome anche dell'unità della sinistra, iniziano il discorso del "compromesso storico". Lascia così il gruppo di Sinistra Indipendente e il PCI e dal 1970 mantiene posizioni di indipendenza, intervenendo localmente nel dibattito politico, con iniziative pubbliche realizzate in modo autonomo e a spese proprie.
Nel 1975 si presenta alle elezioni amministrative con una lista indipendente denominata "Il vostro comune", che ha presentato ufficialmente il 13 giugno in piazza Vittoria a Brindisi. Non viene eletto.
Ha votato radicale alle elezioni politiche del '76 e del '79.
Nel 1976 sposa Maria Carmela Stridi, con la quale, qualche anno dopo, va a vivere a Mesagne.
La vita pubblica ufficiale di Giuseppe Patrono termina, per scelta, intorno alla metà degli anni '80; continua tuttavia a mantenere i contatti con gli amici di sempre.
Muore a Mesagne il 22 giugno 2006 dopo una lunga malattia degenerativa.
Storia archivistica
- In occasione del trasferimento del fondo dalla casa di Mesagne Maria Carmela Stridi, moglie di Patrono, ha redatto un elenco di consistenza sommario della documentazione.
Modalità di acquisizione
- Il fondo è stato affidato in comodato d'uso per 10 anni (rinnovabili per tacito assenso) dalla vedova Maria Carmela Stridi alla Fondazione Giuseppe Di Vagno con atto del 23 aprile 2013.
Strumenti di ricerca
- Inventario a cura di Pasqua Vita Latrofa (2018) con la direzione scientifica di Leonardo Musci. L'intervento archivistico è stato realizzato grazie a un contributo della Direzione generale per gli archivi a valere sul capitolo dei "progetti di ricerca" per l'anno 2016.
Con un secondo contributo a valere sul cap. 3121 per l'anno 2021 è stata schedata la sezione 6 (Archivio fotografico) e sono stati digitalizzati i manifesti e le fotografie conservati nel fondo.
Criteri di ordinamento
- Le operazioni di riordino della documentazione sono state effettuate partendo da una situazione di organizzazione dei documenti molto parziale, fatta dalla moglie di Patrono secondo il criterio della suddivisione per tipologia dei documenti. Nel primo intervento si è tenuto conto di questa organizzazione, utile per la sua descrizione e per l'indicazione cronologica, e nel contempo è stato applicato il principio della ricostruzione storica secondo le attività svolte nel tempo da Patrono. Un secondo intervento ha permesso la realizzazione dell'inventario informatizzato corredato di indici per la ricerca.
Struttura
- Al termine del riordinamento il fondo presenta questa struttura:
Sezione I. Carte personali e familiari- Serie I.1 Carte di famiglia, 1912-1991, fascc. 6
- Serie I.2 Formazione scolastica, 1924-1942, fascc. 5
- Serie I.3 Carte personali, 1919-1997, fascc. 12
- Serie I.4 Agende, taccuini, rubriche, 1935-1999, pezzi 77
Sezione II. Attività politica e culturale- Serie II.1 Culture, partiti e movimenti di appartenenza, post 1935-1973, 1994-1999, fascc. 10
- Serie II.2 Candidature alle assemblee legislative nazionali, 1946-1968, fascc. 3
- Serie II.3 Consigliere comunale di Brindisi e parte attiva del dibattito cittadino, 1956-1988, fascc. 10
- Serie II.4 Discorsi pubblici, 1965-1983, fascc. 45
- Serie II.5. Articoli su quotidiani e periodici, 1943-1985, fascc. 92
- Serie II.6. Racconti brevi, anni '50 - anni '60, fascc. 5
- Serie II.7 Appunti, riflessioni, materiale di studio, anni '40 - anni '90, fascc. 3
- Serie II.8. Scritti di autori diversi, circa 1940-1984, pezzi 14
- Serie II.9. Miscellanea, 1944-1993, fascc. 5
Sezione III. Corrispondenza, 1934-2001, fascc. 541
Sezione IV. Raccolta di giornali e opuscoli a stampa- Serie IV.1 Ritagli di giornali, 1938-1999, fascc. 2
- Serie IV.2 Numeri di giornale, 1910-2008, fascc. 174
- Serie IV.3 Opuscoli, 1943-1970, pezzi 47
Sezione V. Carte di e su Gaetano Salvemini, post 1952-1991, fasc. 1.
Consultabilità
- Libera nei limiti di quanto disposto dal Codice per i beni culturali e del paesaggio (art. 127) e dalla legislazione per la tutela del diritto alla riservatezza e all'identità personale.
Fonti collegate
- Il fondo librario di Giuseppe Patrono è stato donato alla Biblioteca pubblica arcivescovile Annibale De Leo di Brindisi.
Bibliografia
- Gaetano Salvemini e Giuseppe Patrono, Europeismo e meridionalismo. Lettere 1948-1955, a cura di Cesare Preti con prefazione di Alessandro Leogrande, Cacucci editore, Bari, 2005.
Cesare Preti, Due lettere di Luciano Bianciardi e non solo, in «La Cultura», 2014, n. 2, pp. 313-336.
Id., Spinella, forme di giudizio e militanza politica. Con una lettera inedita, in «La Cultura», 2016, n. 2, pp. 349-360.
Id., Un contributo all'epistolario di Vincenzo Calace. Il carteggio Calace-Patrono (1947-1956), in «Rivista storica del socialismo», n.s., III (2018), n. 2.