Francesco Fancello

Tipologia Fondo
Data cronica
1927-1966

Tipologia

Fondo

Consistenza rilevata

Consistenza (testo libero)
1024 fra lettere, telegrammi e cartoline; 20 fascicoli di altri documenti

Storia istituzionale/Biografia

Laureatosi in legge, intraprese la carriera amministrativa presso gli Ospedali riuniti di Roma. Fu interventista e partecipò volontario alla prima guerra mondiale; ufficiale degli arditi, rimase più volte ferito e si guadagnò due medaglie d'argento al valor militare. Di ritorno dalla guerra, aderì al gruppo della rivista «Volontà», animato da Vincenzo Torraca, nel quale si ritrovavano gli esponenti del combattentismo democratico.
Le profonde divisioni nelle file del combattentismo fecero fallire il tentativo di dar vita al partito del rinnovamento. In Sardegna le cose andarono diversamente e nell'aprile del 1921, ad iniziativa di ex combattenti quali Emilio Lussu, Carlo Bellieni e lo stesso Fancello, venne costituito il Partito sardo d'azione (PSd'A)
Gli articoli scritti su «Volontà» e su «Il Solco», organo del partito sardista, testimoniano l'avversione che il F. mostrò subito nei confronti del fascismo. Quando poi, giunto al potere, il fascismo tentò di inglobare il movimento sardista, Fancello fu, insieme con Bellieni, il più deciso nel respingere ogni trattativa tra il PSd'A e i fascisti. Dopo la soppressione delle residue libertà proseguì la lotta antifascista nella clandestinità nelle file del gruppo di Giustizia e Libertà (GL).
Da Roma Fancello, insieme con Stefano Siglienti, operò da anello di congiunzione con la Sardegna e con gli esuli antifascisti in Francia. Nel 1927 per il suo manifesto antifascismo fu privato del posto e rimase senza mezzi di sussistenza. Si trasferì allora nei pressi di Montepulciano (Siena), ospite nella tenuta dell'amico L. Bracci, già finanziatore di «Volontà». Qui svolgeva le funzioni di amministratore e di precettore dei figli del Bracci ed ebbe modo di frequentare uomini di cultura, tra cui il critico d'arte Bernard Berenson. Al tempo stesso Fancello proseguiva l'attività antifascista, mantenendo i contatti con Roma e la Sardegna e impegnandosi nella diffusione della stampa clandestina.
Il 2 novembre 1930, in seguito alla delazione della spia Carlo Del Re, Fancello venne arrestato insieme con altri aderenti a Giustizia e Libertà. Il 27 giu. 1931 fu condannato dal Tribunale speciale a dieci anni di reclusione e a tre di vigilanza speciale. Trascorse il periodo di carcerazione in diversi penitenziari, prima a Roma, poi a Viterbo ed infine a Civitavecchia. Qui, nel novembre 1935, lo raggiunse l'amnistia ma venne subito inviato al confino a Ponza (poi dal 1937 a Ventotene).
Sulle isole Fancello contribuì all'impostazione teorica del Partito d'azione e scrisse il romanzo "Il diavolo tra i pastori". Venne finalmente restituito alla libertà alla caduta del fascismo e il 12 ago. 1943 raggiunse a Roma i suoi compagni di lotta, Lussu, Siglienti e Torraca.
Il F. aderì al Partito d'azione, appena costituito, e partecipò, il 5 e 6 settembre a Firenze, al primo convegno clandestino azionista. Chiamato a far parte, insieme con Bauer, La Malfa, Reale e Rossi Doria, dell'esecutivo del partito, fu anche membro della giunta militare del Comitato di liberazione nazionale a Roma.
Era particolarmente impegnato nella stampa clandestina. Ricercato dalla polizia, venne sorpreso dai nazisti nella tipografia dove si stampava il giornale azionista: riuscì ad evitare la cattura con un'avventurosa fuga.
Nel dibattito che stava allora animando la vita interna del Partito d'azione il F. si schierò al fianco di Lussu sulle posizioni filosocialiste. Nel gennaio 1944 scrisse - con lo pseudonimo Francesco Marchi - un opuscolo sui lineamenti programmatici del Pd'A, che in sostanza era una definizione del carattere socialista del partito.
Dopo la Liberazione Fancello, nominato membro della Consulta nazionale, non volle assumere cariche di governo, preferendo riprendere il suo posto agli Ospedali riuniti di Roma, di cui venne nominato commissario.
Al congresso del Partito d'azione, che si tenne a Firenze dal 4 all'8 feb. 1946, Fancello intervenne per esporre le posizioni dell'ala socialista del partito. Nel giugno dello stesso anno venne eletto nel nuovo esecutivo del partito, di cui era divenuto segretario Riccardo Lombardi. Al successivo congresso, svoltosi a Roma dal 1° al 4 apr. 1947, si compiacque perché il partito poteva ormai dirsi una forza socialista. Il F. fece quindi parte con Andreis, Calogero e Cianca della commissione del Partito d'azione che, tra luglio ed agosto 1947, incontrò una delegazione del Partito socialista (PSI), composta da Basso, Morandi e Nenni, per verificare la possibilità di una confluenza degli azionisti nel PSI. Questo sbocco si realizzò ad ottobre, allorché il Consiglio nazionale del Partito d'azione approvò la mozione Cianca favorevole alla confluenza nel PSI. Nel Partito socialista egli svolse prevalentemente attività giornalistica come redattore del quotidiano genovese «Il Lavoro» e come collaboratore di alcune riviste, tra cui «Il Ponte» e «Critica sociale». Per ragioni di salute trascorse gli ultimi anni lontano dalla politica.

(riduzione dalla voce di G. Sircana per il Dizionario biografico degli italiani, vol. 44, 1994)

Storia archivistica

Il nucleo principale del piccolo e importante complesso documentario (le lettere che egli spedì alla famiglia dal carcere e dal confino) non è definibile, in senso stretto, "archivio di Francesco Fancello". Le lettere furono indirizzate all'indirizzo della famiglia (madre, sorelle e nipoti), nella casa di via Aurelio Saffi 73, nel quartiere di Monteverde a Roma, dove Fancello aveva vissuto prima dell'arresto nel novembre 1930 e dove tornò nell'agosto 1943 per viverci poi fino alla morte nel 1970. Resta ignoto il motivo per cui le sue carte (comprese la quasi totalità delle lettere ricevute dalla famiglia in carcere e sulle isole) non siano giunte a noi.
Queste carte sono state conservate dal ricercatore Alfredo Martini cui furono affidate dalla famiglia Fancello dopo la morte di Omiti, l'ultima nipote di Francesco, avvenuta nel dicembre 1992.

 

Modalità di acquisizione

Il fondo è stato donato da Alfredo Martini alla Fondazione Giuseppe Di Vagno con atto del 24 gennaio 2022.

Strumenti di ricerca

Inventario a cura di Leonardo Musci (2022).
L'intervento è stato realizzato grazie a un finanziamento della Direzione generale archivi a valere sul capitolo 3121 (anno 2022) per gli archivi politici e sindacali previsto dalla l. 205/2017 (Finanziaria 2018), art. 1, c. 342.

Consultabilità

Libera nei limiti di quanto disposto dal Codice per i beni culturali e del paesaggio (art. 127) e dalla legislazione per la tutela del diritto alla riservatezza e all'identità personale.

Fonti collegate

A nostra conoscenza sono note, oltre a quelle di questo fondo, le carte azioniste donate da Fancello nel 1969 a Maria Luisa Calogero La Malfa e Maria Vittoria De Filippis nel contesto della loro ricerca sul Partito d'azione e da queste poi versate all'Istituto romano per la storia d'Italia dal fascismo alla Resistenza (IRSIFAR). Unica altra traccia alcuni suoi scritti letterari donati a Jolanda Torraca di cui lei fa menzione in Ricordo di Francesco Fancello (in «Archivio trimestrale», 1983, a. IX, n. 4, pp. 662-674).

Bibliografia

A. Martini, ‘E tu credi che la condanna richieda la colpa?’ Prime notizie e qualche riflessione sulle lettere dal carcere di Francesco Fancello alla famiglia, in "Annale IRSIFAR", 2001.

Note

Per la vicenda che portò nel 1962 alla pubblicazione di dodici di queste lettere si veda la scheda della Serie 1 "Carteggio con i famigliari dal carcere e dal confino".

Persona

Ente