Di Giesi, Michele

Tipologia Persona

Date di esistenza

Luogo di nascita
Bari
Data di nascita
4 Settembre 1927
Luogo di morte
Roma
Data di morte
20 Novembre 1983

Attività e/o professione

Qualifica
sindacalista
Qualifica
politico

Biografia / Storia

Michele Di Giesi nacque a Bari il 4 settembre 1927 da Angelo Raffaele e Margherita Sasso.
Nel dicembre 1943 aderì al Partito socialista italiano e fu, insieme a Rino Formica, tra gli artefici della rinascita della Federazione giovanile socialista a Bari. Ottenuta la licenza liceale scientifica, si occupò da subito di lavoro sindacale. Nel febbraio 1947 venne nominato rappresentante socialista presso la Camera confederale del lavoro in sostituzione di un compagno passato al PSLI di Saragat. Nel 1948 divenne responsabile del Movimento giovanile socialista di Bari. Nel gennaio 1951 entrò a far parte del Direttivo della Federazione barese socialista dove già sedeva il padre Raffaele, anch'egli dirigente sindacale. Michele entrò allora anche nell'Esecutivo di Federazione con l'incarico di responsabile della Commissione giovanile, essendo al contempo membro di quella sindacale. Nell'ottobre 1952 lasciò l'Esecutivo per l'onere degli impegni sindacali, mentre il padre Raffaele entrava nella segreteria nazionale della Federazione italiana lavoratori del commercio e affini (FILCEA). Il congresso provinciale del PSI del gennaio 1957 lo confermò membro del Direttivo e questo lo incaricò nell'Esecutivo con la responsabilità del settore Stampa e propaganda.
Nella primavera 1957 entrò in dissenso con il partito a causa della linea da lui tenuta nel sindacato dei facchini (dal febbraio 1952 era dipendente del Consorzio provinciale delle cooperative e carovane) dove assecondò l'organizzazione di una associazione sindacale autonoma dalla CGIL. Sottoposto a indagine disciplinare, fu espulso dal Comitato direttivo della Federazione barese il 29 giugno 1957.
Entrò allora nella UIL ricoprendo cariche prima a livello provinciale a Bari, poi regionale pugliese e infine nazionale nei settori dei trasporti e del commercio. Si iscrisse allora al PSDI.
Fu capo dell'Ufficio Stampa del ministro socialdemocratico del lavoro, Virgilio Bertinelli, nel IV governo Fanfani (febbraio 1962 - giugno 1963). Nell'ottobre 1962 venne eletto consigliere comunale per il PSDI a Bari e fu assessore all'economato nella giunta di Vitantonio Lozupone. Rieletto nel 1966, divenne assessore ai lavori pubblici nella giunta del sindaco Gennaro Trisorio Liuzzi nel 1968 dopo aver fallito l'elezione al Parlamento e sostituendo come vicesindaco Rino Formica che divenne deputato. Di Giesi emerse fin dagli inizi degli anni sessanta come leader indiscusso della socialdemocrazia pugliese su una linea di assoluta fedeltà all'impostazione saragattiana. Dopo la scissione del luglio 1969 fu sollecito a riorganizzare intorno a sé in Puglia il Partito socialista unitario (nome che il PSDI assunse fino al 1972). Nel dicembre 1971 entò a far parte della Direzione nazionale del partito. Nel corso degli anni Settanta maturò una posizione critica verso i segretari Orlandi e Tanassi (1972-1976) e Longo (1978-1985) guidando la corrente di sinistra Democrazia socialista con l'obiettivo di emancipare il partito dalla sudditanza alla DC. Fu vicesegretario per un breve periodo col segretario Romita (1978). Nel Partito ebbe la responsabilità del Settore Enti locali e del Settore Scuola.
Nel 1970 venne eletto consigliere regionale e fu vicepresidente della giunta di centrosinistra presieduta da Trisorio Liuzzi fino al 1972 quando risultò eletto alla Camera dei deputati per la circoscrizione Bari-Foggia. Fu rieletto deputato nelle successive elezioni del 1976, 1979 per la medesima circoscrizione mentre nel 1983 fu eletto anche a Bari ma optò per la circoscrizione Taranto-Brindisi-Lecce. Continuò a essere eletto consigliere comunale di Bari ricoprendo la carica di capogruppo PSDI e partecipando in tale veste alle discussioni sul piano regolatore della città, sulla sistemazione del porto e del nodo ferroviario e poi (anche da ministro) per la costituzione dell'area metropolitana barese. Pose particolare attenzione agli aspetti dello sviluppo dell'economia meridionale e alla pianificazione territoriale, specie nel periodo tra 1965 e 1975 a cavallo dell'esordio delle Regioni a statuto ordinario. Come leader socialdemocratico cittadino fu tra gli artefici nel marzo 1983 della costituzione di una giunta di sinistra al Comune di Bari, rilevante novità politica resa possibile dai risultati delle elezioni del 1981 che avevano raddoppiato la rappresentanza in Consiglio dei due partiti socialisti. Tale scelta fu coerente con l'elaborazione di una linea politica (che lo caratterizzò negli ultimi anni della sua vita) che definiva di "alternativa socialista", basata su un rafforzamento del polo laico-socialista e su un coinvolgimento del PCI in una alleanza fra pari in funzione alternativa alla Democrazia cristiana. Sviluppò le sue posizioni in scritti apparsi sui giornali di partito («L'Umanità», ma anche l'«Avanti!»), di riflessione politica (in particolare «Astrolabio», di cui era membro del comitato di direzione) e in un suo foglio («Prospettive») fondato a Bari nel 1970 e che cessò le pubblicazioni dopo la sua morte.
La carriera politica lo condusse a ricoprire incarichi ministeriali in un periodo di declino economico nazionale. Rimase sempre radicato al territorio elettorale di provenienza dove, anche grazie al suo potente influsso, il PSDI ebbe sempre risultati superiori alla media nazionale. Fu anche oggetto di alcune polemiche politiche e giornalistiche che lo descrivevano, probabilmente non a torto, come fautore di molte assunzioni negli uffici pubblici di competenza dei ministeri in cui ebbe responsabilità di direzione.
In Parlamento fu membro di diverse commissioni: lavori pubblici (1972-1976), bilancio e programmazione (1972-1974, 1976), questioni regionali (1972-1979), istruzione e belle arti (di cui fu presidente, 1976-1978), agricoltura e foreste (1978-1979), industria, commercio e artigianato (1979-1983), trasporti (1983). Partecipò ai lavori della Commissione speciale per l'esame dei provvedimenti concernenti la disciplina dei contratti di locazione degli immobili urbani (cosiddetta "commissione fitti") dal 1973 al 1976 e della importante Commissione per la ristrutturazione e riconversione industriale e per i programmi delle partecipazioni statali (luglio-novembre 1983). Particolare menzione va fatta del suo lavoro come relatore del disegno di legge di riforma della scuola secondaria superiore, approvato dalla Camera nel settembre 1978 ma non dal Senato.
Fu ministro senza portafoglio con delega per gli interventi straordinari nel Mezzogiorno nei governi Andreotti V e Cossiga I (marzo 1979 - aprile 1980), ministro delle poste e delle telecomunicazioni nel governo Forlani (ottobre 1980 - giugno 1981), ministro del lavoro e della previdenza sociale nei due governi Spadolini (giugno 1981 - dicembre 1982) e ministro della marina mercantile nel governo Fanfani V (dicembre 1982 - agosto 1983).
La sua attività ministeriale è stata caratterizzata dall'impegno su alcune questioni principali: la gestione dell'emergenza terremoto in Irpinia per il ripristino dei servizi postali; la riforma del sistema radiotelevisivo per la regolamentazione del fenomeno delle televisioni private; la riforma del sistema previdenziale; la riforma del sistema del collocamento della mano d'opera e la sua sperimentazione in Campania e Basilicata; la gestione delle situazioni di crisi industriale e occupazionale; le trattative per l'accordo sul costo del lavoro e la riforma del sistema cosiddetto della "scala mobile".
Dopo le elezioni del giugno 1983 rifiutò l'incarico di ministro per gli affari regionali nel governo Craxi, ritenendolo una diminutio dopo le precedenti esperienze ministeriali e decidendo di dedicarsi alla vita interna al PSDI in vista del suo XX congresso (aprile 1984). All'origine della decisione lo scarsissimo peso ottenuto dal PSDI proprio in un governo a guida socialista e l'intenzione di competere per la carica di segretario nazionale.
Ma un infarto lo colse improvvisamente a Roma dove morì il 20 novembre 1983.

Archivi

Archivio conservato dalla Fondazione Giuseppe Di Vagno di Conversano.

Fondo

Fascicolo

Fotografia